04 settembre 2017

Euro sempre più forte: perché l'eccessivo rialzo della valuta europea fa paura?

Pubblicato in: Economia & Mercati

Nel mese di agosto la BCE ha pubblicato i verbali dell’ultima riunione, tenutasi tra il 19 e il 20 luglio scorsi. Tra le dichiarazioni presenti nel documento una spicca su tutte: “il Consiglio Direttivo ha espresso preoccupazione circa il rischio di un eccessivo rialzo dell’Euro in futuro”. Un chiaro segnale di allarme è stato lanciato nel corso di questa estate proprio dalla BCE su quello che sicuramente è uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi mesi.


La valuta europea sta infatti proseguendo il suo cammino di apprezzamento e rafforzamento, sia contro il Dollaro USA che contro un paniere di altre 19 valute estere. La performance della moneta unica rispetto alla valuta statunitense è quella che maggiormente sta sorprendendo il mercato: una crescita del 14% circa, che ha portato l’Euro da valori prossimi alla parità ai valori attuali, che gravitano intorno a 1,20.

 

 

Il generico rafforzamento dell’Euro è alimentato da un’Eurozona sempre più in salute: l’ultimo dato relativo alla crescita del PIL segna un +0,6% su base trimestrale, che su base annua diventa +2,1%. A migliorare è anche la fiducia delle imprese e dei cittadini europei, ai massimi degli ultimi anni. Si direbbe proprio che la crisi che ha seriamente messo in ginocchio la zona Euro sia ampiamente superata. Come si interpreta quindi l’allarmismo che traspira dalle parole dei verbali della BCE?


Le preoccupazioni in seno ai membri del board della nostra banca centrale possono essere facilmente identificabili: se, come dichiarato dallo stesso Draghi, “la ripresa si è rafforzata ed è sempre più diffusa in tutte le regioni”, l’inflazione latita ancora ad allinearsi con il target della BCE, per cui dovrebbe trovarsi “prossima al 2%”. Inoltre, con una moneta unica che registra un così significativo rafforzamento, è facile pensare che le esportazioni dei Paesi dell’Eurozona siano le prime a pagare questa fase di apprezzamento, e di conseguenza siano le economie di questi Paesi – tra i quali c’è l’Italia - a subirne le conseguenze.


1. Inflazione. Il mandato della BCE ha come obiettivo il raggiungimento della stabilità dei prezzi, con un valore per l’inflazione vicino al 2%. L’ultimo dato pubblicato dalla BCE descrive ancora una situazione di debolezza per i prezzi dell’Eurozona: su base annua l’inflazione si trova all’1,5%. Ma, se guardiamo all’inflazione core (depurata cioè dai prezzi dei beni energetici) si attesta solamente all’1,2%, ampiamente al di sotto del target prefissato. Per di più, la fase di apprezzamento dell’Euro che dura oramai da 8 mesi, ha esercitato un effetto restrittivo sull’inflazione, frenandone la crescita. Proprio per questo motivo le proiezioni della BCE sull’andamento dell’inflazione sono state recentemente corrette al ribasso di 20 punti base per il 2018, dall’1,3% all’attuale 1,1%, e di 10 punti base per il 2019, dall’1,6% all’1,5%.

 

2. Esportazioni. I recenti anni di debolezza della nostra moneta, che l’hanno portata quasi alla parità con il dollaro USA, hanno impattato anche sull’andamento del commercio tra l’Eurozona e il resto del mondo. Infatti la moneta unica, più debole rispetto ad altre valute nell’ultimo biennio, ha reso maggiormente competitivi ed attraenti all’estero i prodotti della zona Euro. Una “controprova” di questa realtà la possiamo leggere nell’andamento dei conti delle partite correnti dell’Eurozona, cioè nell’andamento del saldo tra importazioni ed esportazioni. Alla fine del 2016 veniva registrato un surplus (quindi una differenza positiva) di circa 45 miliardi di euro, quota inesplorata dal lontano 2008. L’ultimo valore disponibile (di giugno) racconta però una storia diversa: il surplus si è ridotto a 28 miliardi. La diminuzione del surplus è da imputare per lo più ad una crescita delle importazioni, dettata dal miglioramento della domanda interna. Di conseguenza, ad oggi gli effetti del rafforzamento dell’euro sull’andamento delle esportazioni li possiamo ritenere “sotto controllo”, anche se rimane comunque un aspetto da monitorare con attenzione.

L’andamento della nostra valuta ha indubbiamente avuto dei riflessi anche sulle scelte di politica monetaria della BCE. Infatti, con un’inflazione ancora lontana dal target, gravata dall’apprezzamento dell’Euro, il mercato ora si attende un proseguimento - seppur a ritmi sempre più ridotti - del Quantitative Easing anche per tutto il 2018, in modo da consolidare l’oramai conclamata ripresa economica.


NOTA DI REDAZIONE : gli argomenti, le immagini e i grafici sono frutto di elaborazione interna.
 
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