COP27: cosa si è deciso in Egitto e le novità per chi investe
Se ne parlava da anni. Presto sarà realtà. Un fondo al servizio dei Paesi vulnerabili colpiti dai disastri climatici, che intervenga a compensarne “perdite e danni” (“loss and damage”). Non solo: c’è anche, almeno sulla carta, la conferma dell’impegno di limitare l’aumento delle temperature medie globali a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali.
Il tutto in un corposo pacchetto di misure e obiettivi che insiste su tre punti:
• ridurre le emissioni di gas effetto serra
• adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico;
• potenziare il supporto – in termini di finanziamenti, tecnologia e sviluppo delle necessarie capacità – ai Paesi in via di sviluppo.
Tutto questo e molto altro nelle conclusioni della 27esima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la COP27, che si è svolta a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre(1). Il summit annuale – che ha riunito più di 45mila partecipanti, inclusi i giovani, per condividere idee e soluzioni e costruire partnership per il futuro – è il secondo che si svolge in un decennio decisivo per l’azione sul clima.
Stando a un rapporto delle Nazioni Unite dedicato proprio al cambiamento climatico, la concretizzazione da parte dei governi degli impegni attuali instrada il nostro pianeta in direzione di un riscaldamento globale pari a 2,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali entro la fine del secolo.
Non è proprio il massimo, considerando che anche mezzo punto può fare una profondissima differenza. Dal canto suo, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico dell’ONU ci dice che, per limitare il riscaldamento globale a un più vivibile +1,5 gradi Celsius, le emissioni di gas serra devono diminuire del 45% entro il 2030.
Non sono dettagli di poco conto: maggiore sarà l’incremento delle temperature, più incisivi saranno i conseguenti cambiamenti climatici e le relative ripercussioni sulla qualità della nostra vita.
COP27 in Egitto: un fondo per i Paesi più vulnerabili
Oltre all’importante punto di svolta rappresentato dal fondo al servizio dei Paesi vulnerabili colpiti dai disastri climatici, di cui si discuteva senza successo da decenni, si è deciso di dare forma a nuovi accordi di finanziamento per assistere i Paesi in via di sviluppo. Ma questi accordi, così come il fondo, andranno resi operativi: ciò dovrebbe avvenire in occasione della COP28, nel 2023. Istituito a tal proposito un comitato di transizione, la cui prima riunione dovrebbe tenersi entro fine marzo.
Le parti hanno anche concordato le modalità istituzionali per rendere operativo il Santiago Network for Loss and Damage, per attivare l’assistenza tecnica ai Paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici.
Un’altra parola chiave è “adattamento” nella COP27 2022
Se è vero che da una parte si punta ancora (giustamente) all’ambizioso obiettivo di limitare l’innalzamento delle temperature medie terrestri a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Dall’altra è vero anche che l’aumento che già si registra (all’incirca un grado in più(2)) ha un impatto sugli ecosistemi e sulle nostre vite. Adattarci è oramai inevitabile.
La COP27, si legge sulla nota diffusa a conclusione dell’evento, ha registrato progressi significativi in questo senso: i governi hanno concordato il percorso da seguire per raggiungere l’obiettivo di migliorare la resilienza di tutti, in particolare quella delle persone e delle comunità più vulnerabili. Adottati quindi nuovi impegni, per un totale di oltre 230 milioni di dollari, a favore del Fondo per l’Adattamento.
Economia circolare: il paradigma del futuro
Il “prendere-produrre-usare-gettare” alla base dell’economia che abbiamo conosciuto finora si sta inceppando. Urge rimpiazzarlo con un nuovo meccanismo, molto più sostenibile per il pianeta: “progettare-produrre-usare-riciclare-riutilizzare”.
Ciò implica una profonda trasformazione. Secondo lo Sharm el-Sheikh Implementation Plan, il passaggio globale a un’economia a basse emissioni di carbonio richiederà investimenti per almeno 4-6.000 miliardi di dollari all’anno. E dovrà coinvolgere non solo governi e istituzioni, ma anche tutto il mondo della finanza, inclusi i piccoli investitori.
Sullo sfondo, ma neanche poi tanto, c’è tutto il tema della crisi energetica, che ha portato in primo piano l’urgenza di trasformare rapidamente i sistemi energetici per renderli più sicuri, affidabili e resilienti, accelerando la transizione verso le rinnovabili durante questo decennio.
A proposito di fondi e finanziamenti: è emersa una certa preoccupazione circa il fatto che l’obiettivo dei Paesi sviluppati di mobilitare congiuntamente 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 non sia ancora stato raggiunto. Ai Paesi sviluppati è quindi arrivata l’esortazione a raggiungere l’obiettivo, mentre le banche multilaterali di sviluppo e le istituzioni finanziarie internazionali sono state invitate a mobilitare i finanziamenti per il clima.
Conclusioni della COP27. Investire con lo sguardo rivolto al domani: come?
“Ci aspetta una serie di tappe fondamentali. Dobbiamo essere uniti, con determinazione, attraverso tutti i processi, siano essi nazionali, regionali o di altro tipo, come il G20. Ogni singola pietra miliare è importante e dà slancio”, ha dichiarato Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Il presidente della COP27 Sameh Shoukry dal canto suo si è espresso così: “Il lavoro che siamo riusciti a fare qui nelle ultime due settimane, e i risultati che abbiamo raggiunto insieme, sono una testimonianza della nostra volontà collettiva, come comunità di nazioni, di esprimere un chiaro messaggio che risuona forte oggi, qui in questa sala e in tutto il mondo: che la diplomazia multilaterale funziona ancora. Nonostante le difficoltà e le sfide del nostro tempo, le divergenze di vedute, il livello di ambizione o di apprensione, rimaniamo impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico”.
A questa lotta, come accennato, possono prendere parte anche gli investitori retail. Puntando, per esempio, sui fondi d’investimento più in linea con le grandi sfide attuali. Fondi che investano in un paniere di titoli emessi da aziende che fanno propri gli obiettivi, gli aggiornamenti e le indicazioni delle Nazioni Unite. Per investire oggi, con l’ausilio di una consulenza professionale, con lo sguardo rivolto al domani. Proprio, ma anche del pianeta.