Dal Grinch a Charles Dickens, il Natale ci ricorda il valore della relazione

Dal Grinch a Charles Dickens, il Natale ci ricorda il valore della relazione

Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Economia & Mercati

Cos’hanno in comune “Canto di Natale”, “Mamma, ho perso l’aereo” e “Il Grinch”? Un dato di fatto molto semplice: e cioè che il Natale non è davvero Natale, se non c’è contatto e condivisione. In una parola: se non c’è relazione.


Tre storie con un filo conduttore comune

Ebenezer Scrooge, protagonista del racconto “Canto di Natale” di Charles Dickens, è un uomo burbero, totalmente votato al lavoro e profondamente solo. Non mostra empatia verso il prossimo e l’unica compagnia che apprezza è quella dei suoi libri contabili. Ma alla fine si ravvede e capisce (grazie alla visita dei tre famosi Spiriti del Natale Passato, Presente e Futuro) che la vera ricchezza sta nell’amicizia e nella relazione con l’altro.

Il Grinch vuole rubare il Natale: la dispettosissima creatura verde, infatti, odia le feste e tutto ciò che ruota intorno a esse, ma alla fine proprio il contatto umano riesce a sciogliere il suo cuore e a fargli riscoprire il calore, la condivisione e l’affetto.

In “Mamma, ho perso l’aereo” (“Home Alone”, nel titolo originale della fortunatissima pellicola made in USA), il piccolo Kevin McAlister vede finalmente esaudito il suo desiderio di rimanere a casa da solo durante le vacanze di Natale: all’inizio gli sembra bellissimo poter fare tutto ciò che vuole, ma con il passare dei giorni inizia a sentire il peso della solitudine e la nostalgia della sua rumorosa famiglia.

La morale delle tre storie è più o meno la stessa: Natale non è solo regali, luci, tavole imbandite. Dietro le tradizioni più “materiali” batte il vero cuore delle festività: le relazioni interpersonali. In effetti, i doni per amici e parenti, i grandi pranzi in famiglia, l’albero di Natale addobbato per rendere la casa più allegra e accogliente, hanno tutti a che fare con il desiderio di condividere i momenti di gioia con i nostri cari.


Una buona rete relazionale fa bene alla salute

Puntare su relazioni di qualità e coltivare amicizie, legami familiari e una rete di supporto: possiamo considerarlo un vero e proprio “investimento in salute”. Ce lo conferma la Commissione sulle relazioni sociali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)(1), secondo la quale una persona su sei al mondo è affetta da solitudine, e ciò ha ripercussioni significative sulla salute e il benessere. Il rapporto ci dice che forti legami sociali possono determinare uno stato fisico e mentale migliore, e una vita più lunga.

“In questa epoca in cui le possibilità di connessione sono infinite, sempre più persone si ritrovano isolate e sole”, commenta il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. “Oltre al prezzo che comporta per gli individui, le famiglie e le comunità, se non affrontati, la solitudine e l’isolamento sociale continueranno a costare alla società miliardi in termini di assistenza sanitaria, istruzione e occupazione”.

Politiche o programmi che favoriscano l’inclusione, il sostegno sociale, la rete e la coesione possono fare la differenza. Insomma, il supporto sociale come “fattore protettivo”, spesso cruciale come – o anche più di – ogni possibile intervento medico o terapeutico.


Il ruolo del consulente, tra fiducia e presenza

Nell’interazione con l’altro troviamo supporto, scambio, fiducia. In moltissimi ambiti della nostra vita, e certamente non solo a Natale. Proprio come nelle storie che amiamo “rispolverare” ogni dicembre, anche nella professione del consulente finanziario la relazione non è un ornamento, ma la sostanza che dà un senso all’attività stessa.

Il documento “Il ruolo dell’educazione finanziaria nella cultura sociale del risparmio degli italiani”(2) (aggiornamento del VI Rapporto Assogestioni-Censis) evidenzia come, al di là del livello di alfabetizzazione finanziaria, ci sia una consapevolezza diffusa sull’importanza di affidarsi a figure professionali nella gestione del risparmio. “In un contesto segnato da una crescente esposizione a fonti non qualificate e a promesse di guadagni facili”, commenta il direttore generale di Assogestioni Fabio Galli, “la gestione professionale – svolta da operatori autorizzati e vigilati – costituisce un presidio essenziale per la tutela del risparmio”(3).

Il che appare ancor più significativo alla luce di quanto già evidenziato dall’ultimo Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane(4). In base al Rapporto, l’individuazione del professionista di riferimento si fonda soprattutto su elementi relazionali: la chiarezza (21%), l’attenzione ai bisogni del cliente (18%), l’affidabilità (19%) e la disponibilità a seguire il cliente anche dopo la prestazione del servizio (16%), insieme alla competenza (18%). Non sorprende che, spesso, con il professionista si instauri un rapporto duraturo: nel 43% circa dei casi, i clienti conoscono il proprio referente per gli investimenti da più di 10 anni.

Una relazione lunga, insomma, che si rafforza nella fiducia e che permette di affrontare meglio incertezze, dubbi, progetti, bisogni, obiettivi e cambi di vita. E i risultati, alla fine, si vedono.


La relazione è il cuore della consulenza

In un momento di profonda trasformazione tecnologica come quello che stiamo attraversando, con l’utilizzo sempre più pervasivo dell’Intelligenza Artificiale, il vero vantaggio competitivo della consulenza finanziaria sta proprio nella relazione umana. Gli strumenti digitali rendono più semplice analizzare scenari e personalizzare le soluzioni, ma solo la competenza umana può interpretare i bisogni e costruire fiducia, traducendo i dati in una scelta consapevole.

Il Natale ci ricorda che non esiste valore senza relazione. Ed è proprio questa la forza della consulenza: essere presenti e aiutare i clienti assistiti a dare forma alle idee e risposta alle varie necessità. Perché la vera differenza, oggi più che mai, la fa chi sa restare vicino.


1) who.it
2) assogestioni.it
3) assogestioni.it
4) consob.it



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