Consulenza finanziaria e demografia: come sta evolvendo il settore

Consulenza finanziaria e demografia: come sta evolvendo il settore

Pubblicato il 21 maggio 2025 in Economia & Mercati

Il tema della longevità apre sfide multisfaccettate per l’economia italiana (e non solo). Da un lato c’è il progressivo calo e invecchiamento della popolazione, con un’età media sempre più elevata: stando alle stime di KPMG, nei prossimi 15 anni gli over 65 in Italia arriveranno a 18,8 milioni (il 32,4% della popolazione), mentre l’aspettativa di vita alla nascita, oggi pari a 83,1 anni, potrebbe arrivare a 84,5 anni nel 2040. 

Una dinamica che si lega a doppio filo al tema della copertura previdenziale: se oggi per ogni 100 abitanti attivi ci sono 38 over 65, nel 2050 ce ne saranno quasi il doppio, il che renderà sempre più complesso per la previdenza pubblica riuscire a sostenere – da sola – le pensioni future e le esigenze di sicurezza dei cittadini.

Dall’altro lato c’è il grande tema del trasferimento di ricchezza dai baby boomer alle generazioni successive: secondo un recente studio di AIPB (Associazione italiana private banking), entro il 2033 circa 300 miliardi di euro passeranno di mano da una generazione all’altra tra i clienti del settore.


Il ruolo della consulenza in un Paese che cambia volto 

È da queste premesse che prende le mosse lo Studio “La consulenza finanziaria, motore per la valorizzazione del risparmio e la crescita economica dell’Italia”, realizzato da TEHA in collaborazione con Assoreti, da cui emerge come, nello scenario appena descritto, la consulenza finanziaria avrà sempre più un ruolo strategico. 

Nell’ultimo decennio, segnala l’indagine, il valore dei risparmi delle famiglie e delle imprese italiane su conti correnti e depositi è aumentato significativamente, superando i 2.000 miliardi di euro (di cui il 75% in mano alle famiglie). In questo scenario, la valorizzazione del risparmio è una leva chiave: gli investimenti finanziari possono aumentare il patrimonio delle famiglie e proteggerne il potere d’acquisto, favorendo consumi e investimenti nell’economia reale.


La gestione professionale? Fa davvero la differenza

“In un contesto segnato dall’erosione del potere d’acquisto della liquidità inattiva, la consulenza finanziaria si conferma un elemento chiave per la tutela e la valorizzazione del risparmio delle famiglie italiane. In un’Europa orientata alla mobilitazione del capitale privato per sostenere la crescita, l’esperienza italiana dimostra come un sistema basato su competenza e affidabilità possa svolgere un ruolo di primo piano, creando valore nel lungo periodo e supportando la competitività del Paese” ha dichiarato Massimo Doris, Amministratore Delegato di Banca Mediolanum e presidente di Assoreti

Dati alla mano in effetti, emerge come una gestione professionale del risparmio sia in grado di fare davvero la differenza in termini di sicurezza e accumulazione di risorse: negli ultimi 10 anni, si legge nel rapporto Assoreti-TEHA, “chi non ha investito ha visto ridursi del -15% il potere di acquisto del proprio patrimonio. Qualora la liquidità e i depositi delle famiglie italiane al 2013 (1.200 miliardi di euro) fossero stati tutti investiti invece, si sarebbero generati ulteriori 190 miliardi di euro, proteggendo il capitale dall’inflazione”.

Ma a che punto è la consulenza finanziaria oggi in Italia? Stando alle analisi condotte da TEHA, attualmente i consulenti finanziari iscritti e attivi con mandato sono circa 36mila, una cifra che consente una copertura capillare sul territorio: con un consulente ogni 2.051 abitanti, il Belpaese è infatti al primo posto in UE in termini di rapporto professionisti/cittadini. 

Non solo: in Italia il settore dell’advisory gode anche di grande fiducia, con il 57% delle persone che si affida a consulenti finanziari per le proprie decisioni finanziarie (contro il 51% in Spagna, il 49% in Francia e il 42% in Germania).


Largo ai giovani (e a una consulenza a 360 gradi)

Un settore in salute, dunque, che dovrà continuare tuttavia a evolversi per stare al passo con le dinamiche in atto, a partire dai cambiamenti demografici. 

Proprio di riflesso ai cambiamenti in atto, si nota all’interno del settore un certo ricambio generazionale: la quota di consulenti under 30 sul totale è quasi triplicata negli ultimi 5 anni, nota lo studio, mentre i clienti con meno di 45 anni rappresentano circa il 30% del totale (oltre 1,4 milioni) e continuano a crescere (+17,6% dal 2020), con una presenza femminile in costante aumento. 

Ma il vero cambiamento del settore sta avvenendo a livello strutturale, con un passaggio verso un modello di team specializzati nella consulenza patrimoniale a 360 gradi, che abbraccia l’intera sfera patrimoniale e personale del cliente: dalla pianificazione previdenziale alla gestione immobiliare. L’idea è che il consulente si ponga – a tendere – non più solo come lo specialista degli investimenti, ma come un vero e proprio punto di riferimento per tutti i progetti di vita e i bisogni finanziari del cliente.

opinione mercati borse

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