11 gennaio 2023

Che anno ci aspetta? Ecco i quattro temi che terranno banco nel 2023

Pubblicato in: Economia & Mercati

A fine 2021 sarebbe stato estremamente difficile prevedere la deflagrazione del conflitto sul suolo ucraino. Che i tassi d’interesse sarebbero dovuti salire fra le due sponde dell’Atlantico era, invece, già piuttosto evidente. Se il 2022 è stato, dal punto di vista strettamente macroeconomico, l’anno del trionfo dell’inflazione e dei poderosi rialzi dei tassi, il 2023 potrebbe essere quello della recessione economica.
Una domanda che in questo momento impegna i professionisti delle previsioni è se il “fondo” dei mercati sarà toccato in concomitanza con l’arrivo della recessione o se il “bottom”, in modo un po’ inconsueto rispetto all’esperienza del passato, si verificherà in anticipo.


C’è aria di recessione: quanto sarà forte? 

In pochi dubitano che una recessione, quantomeno tecnica, si verificherà nella prima parte del 2023. In particolare, alcuni Paesi europei molto dipendenti dal gas russo potrebbero subire un peggiore impatto dai rincari energetici. Fra questi, l’Italia è doppiamente vulnerabile perché, a causa dell’elevato debito pubblico, gode di minori margini di manovra per poter erogare sussidi a imprese e famiglie.
D’altro canto, negli Stati Uniti gli ultimi dati macroeconomici hanno mostrato come al raggiungimento del sospirato picco nell’aumento dei prezzi (inclusa la componente di fondo) non sia coinciso un significativo deterioramento del mercato del lavoro. Sono segnali che fanno sperare in quell’atterraggio morbido dell’economia cercato con difficoltà dalla Federal Reserve, che a dicembre ha dato il via a un rallentamento dei rialzi dei tassi.


L’approvvigionamento di gas in Europa

Torniamo per un attimo sul Vecchio Continente. Nel corso del 2022, nonostante il conflitto con la Russia, i Paesi europei hanno potuto approfittare per mesi del flusso di forniture da Gazprom, riempiendo fino alla massima capacità le proprie riserve. L’inverno climaticamente iniziato “in ritardo”, inoltre, ha contribuito a migliorare le prospettive per la stagione fredda. L’ipotesi di un razionamento energetico obbligatorio si è allontanata, così come le sue dannose conseguenze economiche. Nel 2023 rifornirsi non sarà altrettanto semplice.
Assumendo che le interruzioni dei flussi dai gasdotti russi proseguiranno (in particolare, dal Nord Stream 1), l’Unione Europea dovrà fare maggiore affidamento sul gas naturale liquefatto (gnl) in un mercato nel quale la sua domanda potrebbe essere in crescita anche in altre aree geografiche, come la Cina, ipotizzando in questo caso una ripartenza post Covid.
A esportare buona parte del gnl di cui l’Europa avrà bisogno per evitare una grave crisi energetica nel 2023-2024 saranno gli Stati Uniti e, in particolare, aziende come la New Fortress. Quest’ultima prevede che l’attesa riduzione dei lockdown cinesi farà lievitare la domanda proveniente proprio dal Dragone. Uno scenario che lascia presagire buoni affari per gli esportatori, ma anche prezzi elevati per i consumatori e le imprese europei. Con tutti i relativi riflessi sull’inflazione.


Quando comincerà a rientrare l’inflazione?

Nel corso del 2023 difficilmente il tasso di inflazione si manterrà sulle cifre incandescenti osservate a fine anno negli Stati Uniti e in Europa. Infatti, la componente che più di ogni altra ne ha guidato l’esplosione, l’energia, avrebbe poco spazio per salire ulteriormente anno su anno. In Europa, tuttavia, le premesse di un indice dei prezzi che continuerà a restare molto più elevato del “normale” sembrano essere solide.
Costi decisamente più elevati rispetto ai livelli pre-guerra continueranno ad animare il dibattito sulla necessità di adeguamenti salariali, finora largamente insufficienti a compensare l’aumento del costo della vita. Questo aumenterà le probabilità che i prezzi continuino a crescere nelle altre componenti del paniere non strettamente collegate ai costi dell’energia, complicando il lavoro della Banca Centrale Europea.
Negli Stati Uniti, la forza del mercato del lavoro, con pochi disoccupati in rapporto alle posizioni lavorative vacanti, continua a favorire potere contrattuale e paghe elevate. Ma per il momento la temuta spirale fra prezzi e salari non si è innescata. Avverrà nel 2023? Sarà uno dei temi da seguire con attenzione anche in ottica di mercato: se ciò si verificasse, la reazione delle banche centrali difficilmente potrebbe essere benigna. Lo stesso dicasi per quella dei mercati.


Ucraina e non solo: guardare alle incognite dalla giusta prospettiva

Certamente, gli occhi del mondo resteranno puntati sugli sviluppi in territorio ucraino. Nell’ultima parte del 2022 l’evoluzione negli orientamenti dei leader ha fatto pensare all’avvio di una nuova fase diplomatica. Una cessazione delle ostilità, è facile immaginarlo, darebbe una speranza immediata anche ai mercati.
Dall’altro lato, però, c’è una Russia che ha evocato con frequenza un possibile utilizzo di armi tattiche nucleari per la difesa dei nuovi confini, ridisegnati sulla carta in seguito a referendum non riconosciuti dalla comunità internazionale. La storia ci insegna che finora siamo sempre stati in grado di fermarci in tempo, preferendo il bene di tutti alla vittoria (costosa ed effimera) di una parte. Prevarrà il buon senso anche stavolta? È, al momento, lo scenario più probabile.
In ogni caso, bisogna tenere a mente una regola valida sempre: le incognite non vanno temute e fuggite, ma tenute nel giusto conto in ogni decisione. Anche e soprattutto in quelle d’investimento. In tal senso, l’affiancamento di una consulenza professionale può oggi più che mai fare la differenza. In primis, per osservare il panorama che abbiamo di fronte con la dovuta lucidità e sempre dalla prospettiva più corretta.


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