14 marzo 2022

Bollettino economico Bankitalia 2022

Pubblicato in: Financial Advise

C’è volatilità ma anche voglia di crescita: il quadro del Bollettino Bankitalia

Un documento completo, che fa il punto tanto sullo scenario internazionale quanto sull’economia italiana, con uno sguardo ai mercati finanziari: a gennaio è uscito il primo Bollettino economico 2022 della Banca d’Italia. Il Bollettino economico di Bankitalia – lo ricordiamo – è una pubblicazione trimestrale contenente le informazioni sull’andamento dell’economia italiana, inquadrata “nel più generale contesto economico internazionale e dell’area dell’euro”.
Focus sugli aspetti più rilevanti: oltre all’economia reale, i conti pubblici, l’attività delle banche, i mercati finanziari. I numeri di gennaio e luglio includono poi le previsioni sull’andamento della nostra economia nel medio termine. Ebbene, quali spunti sono arrivati dal Bollettino di gennaio?



Le proiezioni di Bankitalia per l’economia italiana

Cominciamo col dire che il Bollettino è uscito appunto all’inizio dell’anno. Ben prima, quindi, dell’avvio delle operazioni militari russe in Ucraina, avvenuto giovedì 24 febbraio 2022.,  “In media d’anno”, spiegava Bankitalia, “si stima una crescita del Prodotto Interno Lordo del 3,8% nel 2022, del 2,5% nel 2023 e dell’1,7% nel 2024”. L’inflazione era vista al 3,5% quest’anno, “sospinta principalmente dagli effetti del rincaro dei beni energetici”, e all’1,6% nella media del biennio 2023-2024. Su questo tema, sarà compito delle prossime edizioni del Bollettino incorporare le ripercussioni del conflitto ucraino, con il forte rialzo dei prezzi delle materie prime – non solo energetiche – che inciderà sui costi finali di molti prodotti d’uso quotidiano. 



Il punto sui nostri mercati finanziari

Ma veniamo ai nostri mercati finanziari, azionari e obbligazionari. Tre i fattori che, nei mesi che hanno preceduto l’uscita del Bollettino, hanno fatto sentire il loro peso:
i timori legati all’aumento dei contagi a livello mondiale;
l’incertezza sulla gravità della variante Omicron e sui suoi possibili riflessi sulla ripresa economica;
le attese sull’orientamento della politica monetaria.
La crescita dell’avversione al rischio degli investitori ha avuto come riflesso un incremento dello spread rispetto ai titoli di Stato tedeschi e, nella media del periodo, un rialzo della volatilità dei corsi azionari.


Rendimenti in crescita per i titoli di Stato

Da metà ottobre c’è stato infatti un rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato. Ma non siamo certo stati soli su questo fronte: sono saliti infatti tanto in Italia quanto nella media dell’area euro. Di quanto? “Rispettivamente”, ci dice la Banca d’Italia, “di 37 e 16 punti base per il titolo decennale”.
Il più delle volte, aumento dei rendimenti nostrani significa anche incremento dello spread, ovvero della differenza di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi sulla scadenza a 10 anni. “Spread” è un termine tecnico che da una decina d’anni – dalla crisi del debito sovrano del 2011/2012 – è entrato nel vocabolario degli italiani. Quello tra BTP decennale e Bund tedesco di pari durata è diventato un vero e proprio termometro della crisi: l’aumento è una spia d’allarme, un po’ come la febbre.
Ma perché dallo scorso autunno era tornato a salire, tenendosi comunque molto alla larga dai quasi 600 punti base che sperimentammo una decina d’anni fa e attestandosi, a fine gennaio, sui 134? Per due ragioni, essenzialmente:
maggiore avversione al rischio degli investitori connessa con la ripresa dei contagi;
attese, confermate dalle decisioni del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea di dicembre, di una graduale riduzione del ritmo degli acquisti dei titoli da parte dell’Eurosistema, seppure in un contesto di politica monetaria ancora accomodante.
Ma dicevamo: 134 punti base dai 105 di metà di ottobre, “poco meno di quanto osservato alla fine del 2019”, ricorda Bankitalia. C’è però anche da dire che “la volatilità implicita nei contratti derivati sul titolo di Stato decennale italiano si è portata sui livelli più alti degli ultimi 18 mesi”. Tradotto in soldoni: sono aumentate le attese di volatilità del nostro titolo. Dati e attese che a questo punto andranno monitorate molto attentamente nei prossimi mesi, per comprendere appieno le ricadute del nuovo scenario internazionale.


E la Borsa? Le quotazioni azionarie sono andate su

Il Bollettino con cui la Banca d’Italia ha aperto l’anno teneva conto del fatto che “le misure di contenimento dei contagi non eccessivamente restrittive condizionano positivamente le prospettive di crescita degli utili nei prossimi mesi”. Ma era prima che su queste stesse prospettive si addensassero le nubi dell’intervento russo in Ucraina: fari puntati, ora, sulla volatilità dei corsi azionari, cresciuta sensibilmente tra fine novembre e inizio di dicembre, per poi scendere gradualmente, e rimasta pressoché invariata nel complesso del periodo preso in considerazione nel Bollettino di gennaio.
Due parole poi sull’obbligazionario corporate. Da metà di ottobre, i rendimenti dei bond sono saliti in Italia tanto per le società non finanziarie quanto per le banche, restando in ogni caso su valori contenuti: 1,3% e 1,6%. Nella media dell’area euro, “i rendimenti di entrambi i comparti sono saliti in misura inferiore, portandosi su livelli lievemente al di sotto di quelli italiani”.


L’attività di emissione delle imprese si è ridotta

Nel terzo trimestre del 2021, i collocamenti netti di titoli obbligazionari da parte delle società non finanziarie sono stati pari a 2,1 miliardi di euro, in sensibile contrazione rispetto ai tre trimestri precedenti, con 6,6 miliardi nel secondo. Per la prima volta dopo un anno, invece, le emissioni nette delle banche sono tornate positive, per un ammontare complessivo di 5,2 miliardi dai -2,1 nel trimestre precedente.
“Dati preliminari di fonte Bloomberg”, sottolinea il Bollettino, “segnalano che nell’ultimo trimestre del 2021 le emissioni lorde delle banche sono lievemente diminuite, mentre quelle delle imprese si sono riportate sui livelli dei trimestri precedenti”.


Raccolta netta dei fondi comuni ancora positiva

Il Bollettino prende nota, infine, dei dati forniti da Assogestioni, secondo i quali il flusso netto di risparmio verso i fondi comuni aperti è rimasto importante, sostenuto soprattutto dal contributo dei fondi di diritto estero.
Ed è questo, dunque, il quadro sui mercati che tracciava il Bollettino economico di inizio anno di Bankitalia. Prima che lo scenario internazionale si complicasse. Ci sarà modo di riflettere sulle sue ripercussioni su economia e mercati – ma senza farsi prendere dal panico – quando usciranno le prossime edizioni, con tutti gli aggiornamenti del caso.



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