09 ottobre 2022

Attacco alla lira: mai più 1992

Pubblicato in: Economia & Mercati

Sono soprattutto quattro le date che, nella narrativa comune, sono rimaste più impresse nella mente dei risparmiatori: 1929, 1987, 2001, 2008. Osservando più attentamente, però, si scopre che molti anni che terminano con il “2” spesso riportano nelle loro agende fatti destinati a condizionare i destini del mondo. Come il 1992. Situazioni di crisi che difficilmente potranno ripetersi.


Tanti anni memorabili (che finiscono con il numero “2”) 

Il 15 aprile 1912, la più grande nave mai realizzata, un gioiello di tecnologia e sicurezza, dopo essersi scontrata con un iceberg, affondò. Una nave costruita in tre anni, un investimento enorme, dotata di un motore a vapore alimentato da 29 caldaie, una lunghezza di 269 metri e una larghezza di 28, una stazza di oltre 46mila tonnellate, fu battuta da un pezzo di ghiaccio. Tutti, ancora oggi, abbiamo presente l’evento, divenuto protagonista di innumerevoli libri e film.

Poi c’è il 1962: il 14 ottobre, un aereo spia in volo su Cuba scoprì che nell’isola i sovietici stavano installando basi missilistiche puntate in direzione degli Stati Uniti. L’aereo era un “U2” e le prove fotografiche fecero il giro del mondo creando grande clamore, tensione e spavento. Tutte le forze armate americane nel mondo vennero messe in stato d’allerta. Il 22 ottobre, il presidente Kennedy apparve in televisione per spiegare la gravissima situazione.

Non correremo prematuramente il rischio di una guerra mondiale nella quale i frutti della vittoria sarebbero cenere nella nostra bocca, però non ci tireremo indietro di fronte a questo grave rischio in qualsiasi momento sarà necessario affrontarlo”. Mai come in quel momento il mondo è stato vicino alla terza guerra mondiale.

Il 16 giugno 1972, con la campagna presidenziale già in corso, un vigilante colse sul fatto cinque scassinatori all’interno del Watergate Hotel di Washington, sede del Partito Democratico. Sembrò sul momento un banale tentativo di furto. In seguito, si scoprì che quello era un piano di spionaggio orchestrato dallo staff del presidente in carica Richard Nixon. La storia lo avrebbe ricordato come lo scandalo del “Watergate”, un reato cui sarebbero seguite una richiesta di impeachment e, in seguito, nel 1974, le dimissioni del presidente Nixon.

Il 1982 non fu solo l’anno del trionfo ai Mondiali di calcio. Il 6 agosto, dopo una lunga serie di indagini che coinvolsero la Banca d’Italia (allora guidata da Carlo Azeglio Ciampi), venne messo in liquidazione il Banco Ambrosiano. A monte, la scoperta di un buco finanziario di 1.200 miliardi di lire. Lo storico amministratore delegato Roberto Calvi venne destituito. L’Italia era ancora scioccata da un decennio molto buio. Si stava leccando le ferite provocate da profonde recessioni e dall’inflazione e stava iniziando ad assaporare l’aroma di un decennio che prometteva prosperità, quando arrivò questa amara notizia, probabilmente il più grande fallimento bancario della storia italiana.

Il 2002 iniziò nel peggiore dei modi per i risparmiatori di tutto il mondo, soprattutto per quelli italiani. L’Argentina dichiarò default per i “tango bond”, dando inizio a una Via Crucis che sarebbe durata molti anni. Ma non furono solo gli Stati a fallire: in quell’anno dichiarò bancarotta anche Worldcom, un colosso delle telecomunicazioni che avrebbe dato il via a un domino di fallimenti tale da coinvolgere un gran numero di società quotate a Wall Street, travolgendo anche personaggi famosi dello spettacolo. Quella che sarebbe poi stata ricordata come la crisi degli scandali contabili costrinse il presidente Bush a firmare la legge “anti mele marce”, contro i manager disonesti.


Lira: cronaca di un attacco (e di come lo abbiamo superato)

Anche se non tutte sono rimaste scolpite per sempre nella memoria dei risparmiatori, vediamo chiaramente come fra le annate in grado di condizionare i destini del mondo ce ne sono molte che terminano con il numero “2”. Per esempio, il 1992.
Trent’anni fa, l’Italia fu costretta ad affrontare una delle più importanti emergenze economiche e sociali. Una minaccia proveniente dall’estero. George Soros, dopo aver attaccato l’economia inglese vendendo allo scoperto circa 10 miliardi di sterline, approfittando di un momento di instabilità della Banca d’Inghilterra, decise di replicare l’operazione contro il nostro Paese, vendendo allo scoperto la lira. Nonostante l’impegno profuso e le risorse spese dalla Banca d’Italia (una perdita di circa 48 miliardi di dollari), in poche ore la nostra valuta arrivò a perdere il 30%.

Una caduta che ci costò l’uscita dallo SME, il Sistema Monetario Europeo, oltre a onerose vessazioni fiscali per riuscire a rientrare nel sistema, tasse che molti di noi ricordano. Fu un’operazione storica che da un lato portò fama e ricchezza a George Soros, e dall’altro povertà e crisi all’Italia.
Oggi, anno 2022, alla vigilia di nuove incertezze politiche, dalla prima pagina del Financial Times il titolo “Short sellers place €39 bn bet on Italy’s debt crisis growing worse” del 26 agosto 2022 ha lanciato l’allarme su nuovi possibili attacchi speculativi contro il nostro Paese.


Il 2022 sarà un nuovo 1992? No, perché c’è l’euro (e la BCE)

Attenzione e guardia alta non devono mancare, ma rispetto a 30 anni fa la grande differenza consiste nel fatto che non c’è più una lira costretta a difendersi con le proprie e limitate forze. Oggi abbiamo l’euro e, soprattutto, una Banca Centrale Europea che ha promesso, in caso di emergenza, di ergere una potente barriera difensiva.

Secondo le ultime stime derivanti dai piani di acquisto della BCE, entro fine anno l’Eurotower avrà in pancia il 42% dei titoli di Stato italiani, contro il 5% del 2014. Un airbag finanziario notevole. È vero che oggi registriamo molta nostalgia per la lira, ma non dobbiamo cadere nei brutti scherzi della memoria, che fa ricordare solo gli aspetti piacevoli e dimenticare le sofferenze patite.


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