Il contesto globale resta estremamente incerto: i continui cambi di rotta del presidente USA Donald J. Trump sui dazi lasciano scarsa visibilità sulle prospettive economiche future e il contesto geopolitico non aiuta a fare chiarezza: da un lato il conflitto tra Russia e Ucraina sembra ancora lontano da una risoluzione, dall’altro, in Medio Oriente, all’irrisolto dramma di Gaza si è aggiunto di recente un nuovo fronte – quello tra Iran e Israele – sul quale pende la spada di Damocle di un possibile coinvolgimento diretto degli Stati Uniti d’America.
Insomma, l’aria è pregna di incertezza. E i mercati finanziari la detestano, l’incertezza. Eppure, al giro di boa di metà anno gli indici azionari si trovano non solo in terreno positivo, ma in alcuni casi viaggiano addirittura su livelli record.
Dopo il calo di aprile a seguito del cosiddetto “Liberation Day” di Trump, e al netto di qualche reazione “a caldo” alle notizie sul fronte geopolitico, abbiamo infatti assistito a un deciso progresso: l’indice globale MSCI All Country World sale di quasi il 7% da inizio anno (secondo i dati aggiornati al 19 giugno 2025) , mentre l’azionario statunitense, che ha guidato i recuperi, è tornato sul livelli dei primi di gennaio, pur non riuscendo a eguagliare, in questa prima metà d’anno, le performance dei mercati europei ed emergenti.
Azionario al rialzo malgrado l’incertezza: com’è possibile?
Tanto per cominciare, va detto che è molto difficile interpretare le reazioni di “Mr. Market”, specialmente nel breve termine. Ma per provare a dare un senso a quel che un senso sembra non averlo, è importante ricordare un aspetto importante, che spesso si tende a sottovalutare. I mercati sono pragmatici e, sostanzialmente, apolitici. Guardano al futuro e ai possibili impatti concreti che i fatti di oggi potrebbero avere sull’economia.
E quello che vedono oggi non è poi così male. L’amministrazione statunitense sta impostando un’agenda economica orientata alla crescita, che passerà per l’estensione dei tagli fiscali (mentre scriviamo, è in discussione al Senato il cosiddetto “One Big Beautiful Bill Act”), la deregolamentazione del settore bancario e una spinta verso l’indipendenza energetica.
Intanto i dati macroeconomici continuano a indicare una buona tenuta dell’economia, con un mercato del lavoro USA ancora solido e un’inflazione che non desta particolare preoccupazione, mentre sul fronte societario fondamentali e prospettive sugli utili restano positivi.
Cosa ci riserva il futuro? Uno sguardo al lungo periodo
Se poi guardiamo al lungo periodo, come la storia dei mercati azionari ci insegna, a prevalere è sempre la direzione della crescita.
Nella fase in cui ci troviamo, la possibilità di progresso è guidata da diversi Megatrend: evoluzione tecnologica, transizione energetica e demografia, per citare i principali. Queste macrotendenze, tutte tra loro interconnesse, sono destinate, nel corso dei decenni, a cambiare il mondo, ma anche a generare investimenti e, in definitiva, a stimolare la crescita.
Non investire (o disinvestire) vuol dire non prendere parte alla crescita
Anche in un contesto dominato da incertezze e instabilità geopolitiche, dunque, i mercati azionari continuano a dimostrare una sorprendente resilienza. È la conferma di un dato di fatto spesso trascurato: investire in azioni significa credere nel progresso, nell’innovazione e nella capacità delle imprese di adattarsi, anche nei momenti più turbolenti.
Per i clienti, tutto questo si traduce in un’opportunità concreta: restare investiti, con un orizzonte di lungo termine e una strategia ben diversificata, significa partecipare a quella crescita di cui i mercati, nel tempo, si fanno portavoce.
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