30 maggio 2023

Avvicinare la ricchezza degli italiani alle imprese: alla (ri)scoperta dei PIR

Pubblicato in: Vademecum

Le piccole e medie imprese, si sa, sono la colonna portante dell’economia italiana, l’architrave su cui si basa buona parte dell’industria nazionale. Al contempo l’Italia è anche un Paese di grandi risparmiatori: la ricchezza finanziaria accumulata dalle famiglie a fine 2021 ha superato i 5.200 miliardi di euro, il 50% in più rispetto a 10 anni prima, come ha calcolato in una recente ricerca la Fabi, il principale sindacato dei bancari.

I PIR – i Piani Individuali di Risparmio a lungo termine – sono nati proprio con l’obiettivo di mettere a frutto questi due fattori.
• Da un lato, aiutare le decine di migliaia di pmi a ottenere capitali aggiuntivi da investire nella propria attività, in quanto uno dei requisiti di investimento prevede di allocare almeno il 70% dell’investimento totale in strumenti finanziari detti “qualificati”, cioè emessi da imprese italiane o europee con stabile organizzazione in Italia;
• Dall’altro, offrire a chi decide di sottoscriverli un trattamento fiscale agevolato consistente nella non applicazione delle imposte sui redditi derivanti dall’investimento e dell’imposta di successione.

Insomma, il classico “win-win”, vinci tu e vinco anche io: per le aziende, che possono così trovare canali di finanziamento aggiuntivi rispetto a quelli bancari, e per i risparmiatori, che possono in questo modo risparmiare in modo interessante sull’esborso fiscale. La formula finora ha funzionato bene. Secondo l’ultimo rapporto di Assogestioni, infatti, il patrimonio investito in PIR alla fine dell’anno scorso ammontava a quasi 19 miliardi di euro.


Investimento PIR: una soluzione tax free, ma solo a certe condizioni

Cosa sono i PIR? Presenti già da diversi anni in altri Paesi europei, come per esempio Francia e Regno Unito, sono stati introdotti in Italia con la Legge di Bilancio per il 2017 nella versione ordinaria. Successivamente, nel 2020, sono stati introdotti e affiancati alla precedente tipologia, i c.d. PIR alternativi. Tralasciando per ora le differenze tra PIR ordinari e alternativi, vediamo in generale come funzionano questi Piani. Condizione indispensabile per potervi accedere è quella di essere cittadini residenti fiscalmente in Italia.

I PIR devono poi essere sottoscritti da persone fisiche (anche un minorenne può essere titolare di un PIR), non da aziende né da persone giuridiche. Affinché l’investimento sia conforme alla normativa, generando i benefici fiscali sopra citati, l’investitore, che investe in PIR proposti dai diversi intermediari finanziari, deve rispettare diversi requisiti, i più importanti dei quali posso essere riassunti come segue:
• È possibile detenere un solo PIR ordinario mentre è possibile investire in più di un PIR alternativo;
• Il piano deve rispettare un limite d’investimento annuale e complessivo, definiti dalla norma ;
• Il piano deve essere detenuto per un periodo minimo di cinque anni.


Fondi PIR? Le opzioni disponibili sul mercato

Di fatto in Italia esistono al momento due diversi tipi di PIR: quelli cosiddetti “ordinari”, creati a partire dalla Legge di Bilancio per il 2017, e gli “alternativi”, nati nel 2020 con il Decreto Legge Rilancio . Le due tipologie presentano ovviamente delle differenze – un motivo in più per farsi affiancare da un esperto nella scelta dello strumento più adatto alle proprie esigenze e caratteristiche. Ma il principio generale resta lo stesso: una parte consistente (la percentuale varia a seconda che si scelgano gli ordinari o gli alternativi) delle somme investite finanzia aziende di dimensioni medie o piccole (le cosiddette Mid Cap e/o Small Cap), solitamente attraverso l’acquisto di azioni od obbligazioni.
I fondi comuni d’investimento costruiti nel rispetto della normativa PIR hanno chiuso il 2022 con un patrimonio complessivo cumulato di 18,89 miliardi euro, di cui 17,44 miliardi per i PIR ordinari e 1,44 miliardi per i PIR alternativi . Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, la raccolta netta è risultata negativa per 377 milioni di euro. Il dato complessivo, però, nasconde un particolare: se gli investimenti nei PIR ordinari sono calati, quelli negli alternativi sono cresciuti; segno che, evidentemente, le novità legislative introdotte nel 2020 restano per molti appetibili.


A chi bisogna rivolgersi per investire nei piani individuali di risparmio

Per costituire un PIR è necessario rivolgersi a un intermediario finanziario abilitato, oppure a una impresa di assicurazioni con una stabile organizzazione in Italia . Le opzioni a disposizione del potenziale investitore sono tante, ma per beneficiare del principale vantaggio offerto dai PIR – quello fiscale – è indispensabile rispettare i criteri sopra citati. Anche per questo la guida di una consulenza professionale rappresenta sempre un fondamentale punto di partenza.


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