08 settembre 2017

Keep calm!

Pubblicato in: Financial Advise

L’ABC del buon investitore dice che quando i mercati finanziari sono turbolenti è fondamentale evitare di prendere decisioni affrettate, basate su informazioni imprecise o non verificate. Non è semplice, in quanto l’irrazionalità e il panico fanno parte della natura umana. Ma è importante: bisogna imparare a gestire le situazioni di stress finanziario, perché a trarne vantaggio saranno i nostri investimenti.

Ricordate quando, lo scorso gennaio, l’autorità americana per la tutela ambientale accusò il guppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) di aver violato le regole relative alle emissioni dei propri veicoli? Ricordate anche l’effetto che ciò ha avuto a livello finanziario? Nonostante i capi dell’accusa fossero tutti da verificare, media e opinione pubblica considerarono immediatamente colpevole FCA. Subito iniziarono a delinearsi oscuri scenari circa il destino della casa automobilistica: una multa miliardaria per FCA che avrebbe notevolmente messo in crisi la società, tanto da portarla al fallimento.

Niente di peggio per la quotazione di Borsa del gruppo: nel finale di seduta dello scorso 12 gennaio la perdita registrata era del 16% e il prezzo di chiusura era sceso sino a 8,74 euro, contro il precedente 10,40 euro di quotazione, la cifra massima raggiunta sino ad allora. Il fantasma del caso Volkswagen era dunque dietro l’angolo, sebbene per la società tedesca l’accusa riguardava ben 11 milioni di vetture, contro le 100 mila di FCA.

Come è finita la storia? FCA è fallita?

Assolutamente no. Da quel brutto capitolo d’inizio anno, il titolo FCA ha recuperato, superando quota 12 euro. In base alle opinioni degli analisti, tuttavia, il titolo sembrerebbe ancora sottovalutato, tanto che si calcola che la capitalizzazione annuale del gruppo non valga nemmeno il marchio JEEP (e le altre divisioni dove le mettiamo?!).

Morale della favola: il panico è il peggior nemico dell’investitore e l’emotività non è mai una buona discriminante tra investimenti buoni e investimenti cattivi.

 

MERCATO AZIONARIO
Dal devastante effetto domino della crisi subprime del 2007 sono ormai trascorsi dieci anni. Iniziata a causa del bubbone speculativo dei mutui negli Stati Uniti, la crisi dell’agosto 2007 ha travolto l’economia globale alla velocità di una tempesta tropicale.

La reazione inizialmente cauta delle banche centrali, fu decisiva dopo il sorprendente crollo e fallimento di Lehman Brothers del settembre 2008: fu in quel momento che iniziò la stagione dei grandi stimoli monetari, ossia del Quantitative Easing.

Malgrado le difficoltà non siano mancate (la crisi dell’Euro, la recessione, particolarmente profonda in Italia, il rischio Grexit, poi la Brexit, senza dimenticare la vistosa caduta del prezzo del petrolio) riteniamo che negli ultimi dieci anni stiamo attraversando una fase di ripresa economica che pare solida. Non sarà forse un’espansione economica brillante, ma sicuramente può definirsi robusta.

Sul fronte statunitense l’ultimo dato di crescita del PIL segnalava nel secondo trimestre un +3%. Ma anche l’Europa continua la sua crescita, sebbene a preoccupare le banche centrali sia ancora l’inflazione, con quel target che sembra irraggiungibile.

Le Borse, negli ultimi dieci anni, hanno superato i livelli pre-crisi, nonostante in media la correzione globale è stata del 50%. Insomma, possiamo constatare che ci si è rimessi in marcia con energia. Ancora una volta gli eventi ci insegnano che spesso la volatilità è una creatrice di occasioni.

 

MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Al termine del periodo estivo, i banchieri centrali si sono incontrati nell’ormai tradizionale appuntamento di Jackson Hole. Nonostante ci fossero molte aspettative circa le prossime mosse in politica monetaria, i banchieri non si sono pronunciati granché al riguardo. Sia FED che BCE, però si sono dichiarate soddisfatte dell’operato sinora svolto, e Janet Yellen ha parlato di un “sistema finanziario sostanzialmente più sicuro”.

Mentre l’OCSE documenta la crescita “sincronizzata” delle maggiori 45 economie mondiali, l’entusiasmo è frenato dalla situazione ancora anomala dei tassi di interesse che, nonostante la ripresa, si mantengono in una fase di stallo.

Mentre si aspettano prossimi rialzi dei tassi e dei rendimenti per le obbligazioni, si tenga a mente l’esistenza di strumenti come i fondi obbligazionari, capaci di poter remunerare il capitale, poiché caratterizzati da una buona diversificazione e dalla capacità di distribuire cedole e dividendi.


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