04 febbraio 2021

Pronti, via: su quali temi ed eventi sintonizzare le frequenze nel 2021

Pubblicato in: Vademecum

Il 2020 è stato sicuramente un anno di intense emozioni. Auspicio largamente condiviso è che il 2021 appena iniziato porti invece un po’ di tranquillità. Su tutti i fronti: sanitario, economico e sociale. Insomma, la calma dopo la tempesta Covid-19.

Nel proporre un excursus dei temi che è bene tenere sul proprio monitor in questo avvio d’anno, cominciamo proprio dal SARS-Cov-2 e da tutte le speranze e le incognite che orbitano intorno al coronavirus responsabile della più importante pandemia della storia contemporanea.



Covid-19 tra speranze e incognite

Alla fine del 2020 ha preso il via l’imponente campagna di vaccinazione globale anti-Covid. E tutti hanno tirato un potente sospiro di sollievo: finalmente una concreta possibilità di domare la pandemia esplosa all’inizio del 2020. Una bella notizia, alla quale gli investitori e i mercati hanno opportunamente brindato, ma che tuttavia fin da subito è apparsa non priva di incognite.

Quanto tempo ci vorrà per portare a termine la campagna di vaccinazione a livello mondiale? E i destinatari della vaccinazione anti-Covid – cioè tutti noi – con quanta convinzione aderiranno? Lo scorso novembre un sondaggio Ipsos, condotto su 18 mila adulti in 15 Paesi fra i quali l’Italia, ci rivelava che, nel mondo, una persona su quattro non voleva farsi vaccinare. Cambierà idea quando vedrà che non ha nulla da temere dai vaccini messi a punto in tempi record e, anzi, ha tutto da guadagnare?

A proposito: questi vaccini saranno veramente efficaci contro il Covid-19? “Possiamo garantire ai cittadini dell’UE la sicurezza e l’efficacia di questo vaccino che soddisfa gli standard di qualità necessari", ha detto la direttrice dell’Agenzia europea del farmaco Emer Cooke il 21 dicembre, nel giorno in cui l’Agenzia ha autorizzato la commercializzazione del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech in soggetti con più di 16 anni. Le premesse sono più che incoraggianti, insomma. Ma come la mettiamo con le varianti?



Variante inglese e mutazioni

Il 2020 si è concluso con la notizia di una variante inglese che ha alimentato titoli allarmati e allarmanti su tutti i media. In sostanza, sarebbe emerso un coronavirus significativamente mutato rispetto all’originale, che sembrerebbe più veloce nel trasmettersi ma non più letale nel colpire. Il pensiero è subito corso ai vaccini appena approvati dalle autorità competenti: funzioneranno anche contro questa variante?

Ebbene, parrebbe proprio di sì. Ma è pur vero che i virus mutano – non lo fa solo il SARS-CoV-2 e non lo fanno da oggi – quindi anche per questo varrà la pena di continuare a monitorare le notizie sanitarie. Senza farsi contagiare dai toni allarmistici e senza lasciarsi prendere dal panico, che non è mai un buon alleato.



In attesa della ripartenza economica

L’economia, lo sappiamo, è stata duramente colpita dal Covid-19 e la ripartenza richiederà il dispiegamento di tutte le forze già opportunamente predisposte nel 2020. In Europa avremo il Next Generation EU, approvato a luglio e decollato a dicembre con l’ok finale del Parlamento Europeo al bilancio pluriennale 2021-2027. Ben 750 miliardi di euro, 209 dei quali – la fetta più grossa – andranno all’Italia sotto forma di prestiti e sussidi.

I Paesi richiedenti dovranno sottoporre i loro Recovery Plan all’esame della Commissione UE entro il mese di aprile: ma si punta a far prima, perché bisogna cominciare il prima possibile a trainare l’economia fuori dal guado. Anche l’Italia è al lavoro sul suo, di Recovery Plan, tra un lockdown e l’altro, uno stop ai voli dal e per il Regno Unito per scongiurare la diffusione incontrollata della famigerata variante inglese e, sullo sfondo, un’ipotesi molto concreta di crisi di governo, con evoluzione tutta da definire.



Stati Uniti, the place to be

Anche gli USA sono alle prese con il loro piano monstre per rilanciare l’economia martoriata dalla pandemia di Covid-19. Il Congresso ha raggiunto un accordo da 900 miliardi di dollari sul secondo pacchetto di aiuti più grande della storia USA dopo quello da 2,3 trilioni di dollari approvato a marzo 2020. Tutto ciò è avvenuto a un mese esatto dall’insediamento del nuovo presidente Joe Biden, che avverrà il 20 gennaio.

Come a ogni inizio presidenza – soprattutto quando si tratta di un nuovo inquilino per la Casa Bianca – c’è grande attesa e curiosità sul tandem Biden-Harris, in un contesto in cui una non trascurabile parte dell’elettorato USA rimane compatta intorno all’ex presidente Donald Trump, che ancora si rifiuta di riconoscere la vittoria del suo avversario.

Quali saranno le strategie della nuova presidenza non solo sul contrasto alla pandemia ma anche sull’economia, la geopolitica, il commercio internazionale? E a proposito: cosa accadrà tra il nuovo presidente Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping? Ultimo, ma non per importanza: quale atteggiamento avrà il presidente Biden rispetto alla Fed?



L’importanza delle banche centrali

Una cosa è certa: le banche centrali continueranno a elargire liquidità. Nell’ultimo meeting del 2020, la Federal Reserve ha lasciato i tassi fermi nel range 0-0,25%, confermato il Quantitative Easing ai livelli attuali e ribadito l’intenzione di continuare gli acquisti al ritmo di 120 miliardi di dollari al mese (80 miliardi di dollari di Treasury e 40 miliardi di Mortgage-Backed Security) fino a quando non si registreranno “progressi sostanziali” verso i suoi target. Questo stato di cose non subirà variazioni finché non sarà chiaro che l’economia è finalmente uscita dalla crisi indotta dal Covid-19.

La Banca Centrale Europea, dal canto suo, ha da poco ampliato il Pandemic Emergency Purchase Programme di 500 miliardi di euro. Tassi a zero anche in Europa, in un contesto che sarà d’aiuto agli Stati dell’area euro e all’economia, ma che non deporrà a favore di chi è alla ricerca di investimenti redditizi. Gli investitori quindi – e non solo sul Vecchio Continente – continueranno molto probabilmente a puntare sulle azioni. E l’inflazione? Prima o poi presenterà il conto, ma non pare, al momento, il tema più urgente.

Devono averlo pensato anche negli uffici della Bank of England: a metà dicembre, la banca centrale inglese – alle prese con tutti i punti di domanda che all’epoca apparivano ancora aperti sull’accordo commerciale post Brexit tra Londra e Bruxelles – ha confermato il suo Quantitative Easing e lasciato invariato il tasso d’interesse al minimo storico dello 0,10%.



Oro nero a un bivio epocale

Sempre più assiduamente si insiste sulla transizione energetica e sulla progressiva riduzione degli investimenti nel fossile a favore delle rinnovabili. Ma intanto il petrolio rimane una pagina importante delle cronache finanziarie mondiali. E anche di quelle di geopolitica.

Il 2020 si è concluso con il prezzo in rialzo, malgrado l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) abbia rivisto al ribasso le sue stime per il 2021 a causa delle difficoltà del trasporto aereo, stante il fatto che “i governi intendono mantenere le chiusure delle frontiere e le restrizioni di viaggio fino a quando il vaccino non sarà ampiamente disponibile”.

Certo è che l’Opec+, il club allargato dei Paesi produttori, nel 2021 avrà modo di monitorare con continuità la domanda e di regolarsi di conseguenza sull’offerta riunendosi non già semestralmente, com’era collaudata consuetudine, ma mensilmente, come le banche centrali, almeno per tutto il primo trimestre dell’anno appena iniziato. Varrà la pena di restare in ascolto.


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